Bretagna 2009 - diario di viaggio - Paolo Gerlin

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Bretagna 2009 - diario di viaggio

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10 settembre 2009


Arrivo a Beauvais.  Abbiamo volato con l'ormai abituale volo Ryan Air da Treviso a Beauvais. Il volo era in perfetto orario e siamo atterrati alle 22.30.
Avevamo già visitato in notturna la cittadina di Beauvais l'anno precedente, quindi ci siamo diretti subito al nostro hotel Ibis dove abbiamo pernottato.
Prima di andare in Bretagna vogliamo tornare sulle spiagge dello sbarco in Normandia.
L'indomani mattina ci aspetta un lungo trasferimento fino a Utah beach, dato che le altre e più famose (tra cui Omaha beach) le avevamo visitate l'anno scorso.



11 settembre 2009


Colazione in hotel con croissant alla francese, burro, marmellata e yogourt.
Il meteo è perfetto: sole e temperatura piuttosto fresca per inizio settembre, ma l'ideale per stare all'aperto senza soffrire il caldo. Addirittura ci siamo messi un maglioncino perchè sembrava già autunno con 12 °C nonostante il sole ed il cielo azzurro, raro in Normandia.
Partiamo, dunque, da Beauvais ed attraversiamo l'alta Normandia su strade ordinarie fino a Rouen, la capitale, dove finalmente prendiamo l'autostrada. Passiamo nei pressi di Caen e quindi deviamo verso la penisola del Cotentin ed arriviamo a Utah beach, una delle spiagge dello sbarco, la più occidentale. Il meteo è rimasto molto buono, con molto sole, ma qui su Utah beach c'è un vento fortissimo e fastidioso al punto che non basta il maglioncino di cotone, ma siamo costretti a metterci anche una giacca.

Anche qui, come l'anno prima ad Omaha beach, l'emozione è forte. Sapere che proprio qui su questa spiaggia sono morti tanti giovani soldati americani fa davvero effetto. A proposito, proprio qui nell'entroterra di questa spiaggia è morto uno dei due fratelli Nyland che hanno ispirato il film "Salvate il soldato Ryan". L'altro è morto nei pressi di Omaha beach ed ora entrambi riposano l'uno accanto all'altro nel cimitero di Colleville sulla collina che domina Omaha beach. Se ricoradte il film, la scena iniziale e quella finale si svolgono proprio in quel cimitero, tra le infinite croci bianche.

Il vento di Utah beach non ci concede pace e quindi decidiamo di proseguire in macchina lungo la strada costiera, praticamente sulla spiaggia, fino su a Saint-Vaast e Barfleur. Arriviamo al porto ed i percherecci oceanici stanno finendo di sbarcare il pescato, tra il quale notiamo alcuni piccoli pesci cani, le ventresche, che poi scopriamo essere il vitello di mare o palombo che è spesso sulle nostre tavole italiane.


L'ambiente del porto è molto affascinante e così girovaghiamo tra le banchine, le barche ed il vento, tra rumori di vita di mare, dialetto francese quasi incomprensibile. Siamo attratti da questa atmosfera e così, tra foto e riprese video, ci attardiamo volentieri ancora un po'.

Ormai il pomeriggio è quasi alla fine e noi ci dirigiamo al B&B scelto per questa notte, un maniero del XVI° secolo a Valognes. La scelta per la notte non poteva essere migliore. Fuori da Valognes, in piena campagna, un viale alberato ci porta ad un vero maniero, costruito in pietra locale, circondato da un parco, con prato all'inglese e piante provenienti da diversi luoghi lontani in giro per il mondo. Impossibile non fotografarlo insistentemente. Sia il parco-giardino, sia il maniero sono stupendi e valgono molto più di quel che paghiamo (80 €) per la notte e la colazione del giorno dopo.




12 settembre 2009


La mattina dopo, colazione in sala da pranzo con antico caminetto e gatto persiano dallo sguardo un po' snob, forse infastidito da troppa gente sconosciuta in casa sua.
Anche oggi ci aspetta un lungo trasferimento di 300 km.
Partiamo dal maniero di Valognes e ci dirigiamo a Nord verso la città che dà il nome alla penisola del Cotentin, Cherbourg, una città sul mare, porto strategico verso la Gran Bretagna e come tale distrutto, nella seconda guerra mondiale, da bombardamenti pesantissimi. Le fortificazioni comunque sono ancora visibili e sono molto imponenti, disposte su più cerchi a protezione del porto e la fortezza proprio sul porto.

Proseguiamo lungo la costa in direzione Nord-Ovest verso Cap-de-la-Hague. Il traffico è praticamente inesistente e la strada, in molti tratti sul mare, ci offre uno spettacolo tutto da godere. Arriviamo quindi a Cap-de-la-Hague, col faro costruito su un microscopico isolotto, poco più di uno scoglio, tra le fortissime correnti marine. Anche qui l'atmosfera è molto particolare e godiamo del paesaggio, del mare e del suo profumo.
Purtroppo, la distanza che dobbiamo coprire oggi non ci permette di stare troppo qui e quindi proseguiamo lungo la costa in direzione Sud. Passiamo vicino ad un impianto per il trattamento delle scorie radioattive e proseguiamo fino ad un panificio dove acquistiamo pane, eclaire e qualcosa di strano, un pane con pezzetti di wurstel.
Dopo un bel po' di km, costeggiamo una spiaggia stupenda e deserta. Ovviamente ci fermiamo e ci godiamo la splendida giornata di sole con una passeggiata sulla spiaggia di sabbia bianca. Capiamo subito perchè la spiaggia è deserta. Anche qui c'è un vento forte, ma il godimento dell'atmosfera e della luce va oltre il fastidio del vento.
Ancora un bel po' di km e arriviamo nei pressi di Mont-Saint-Michel che vediamo non molto distante, ma non ci andiamo adesso perchè sarà la nostra ultima méta di questo viaggio.
Qui entriamo in Bretagna e in autostrada arriviamo finalmente a Paimpol dove rimarremo per due notti al Relais-de-Lounay, ufficialmente hotel due stelle, ma in realtà ne merita una sola, a causa della camera di dimensioni ed aspetto entrambi ridotti e la toilette al limite dello spazio vitale minimo.
La cena a base di pesce, però, è più che soddisfacente. Meno male !

Al tramonto andiamo di fronte all' Ile-des-Brehàt, poco distante dall'hotel, per goderci lo spettacolo, ma il sole scompare prima del previsto tra le nuvole. Così decidiamo di andare, dopo cena, a Paimpol sul porto che come tutti i porti è molto affascinante con le luci, le barche ed il tintinnìo delle barche mosse dalla brezza di vento e dalle piccole onde.


13 settembre 2009


ABBAZIA DI BEAUPORT, SENTIERO DEI DOGANIERI, CASA TRA LE ROCCE

Il giorno dopo, appena fatta colazione, decidiamo di vedere i ruderi della Abbazia di Beauport, punto di approdo per i pellegrini provenienti dalla Gran Bretagna e diretti a Santiago de Compostela. Uno dei percorsi comincia qui.
Noi arriviamo forse troppo presto e dobbiamo attendere l'apertura alle 10. Visitatori presenti nel sito, quattro: io e Sara ed un'altra coppia. Meglio così. Sarà più facile fare le foto e le riprese video. Forse in questo sito ci sono un po' troppi ruderi e un po' poche spiegazioni, ma io l'ho trovato molto affascinante comunque. All'interno di ciò che rimane della chiesa ora c'è un prato verde, perchè il tetto non c'è più. Anche questo dà fascino. Dopo aver visitato l'interno della abbazia, parzialmente non crollata ed ancora in uso. Visitiamo anche l'esterno e scendiamo fino al mare percorrendo un sentiero digradante fino all'acqua del porticciolo di cui si vedono le tracce.

Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso il Sentiero dei Doganieri, sulla costa del granito rosa, una passeggiata lungo il mare tra rocce di granito rosa, modellate del vento tra Saint-Guirec e Perros-Guirec. La passeggiata è splendida e l'occhio spazia in lungo ed in largo con panorami marimi bellissimi.

Qualche km più in là cerchiamo e troviamo, a Le-Gouffre nel comune di Plougrescant, la più famosa casa di Bretagna, una casa, originariamente di pescatori, costruita a metà '800 tra due enormi blocchi di granito e conosciuta come Castel Meur. Dietro l'oceano e davanti uno stagno che si riempie e si svuota al ritmo delle maree. Credo sia la casa più fotografata di Francia, un vero bijoux.


14 settembre 2009

Costa, poi verso l'interno Morlaix e zona dei calvari, nuovamente costa a Roscoff poi trasferimento fino a POINTE SAINT MATHIEU (cena sul porto)

Continuiamo il nostro viaggio costeggiando il mare e facendo foto nei punti più interessanti soprattutto con la bassa marea. Poi lasciamo la costa e prendiamo la direzione di Morlaix, una città del Finistère, incastrata in una valle aperta e caratterizzata da case a graticcio tra le quali c'è anche la Maison de la Duchesse Anne con arredi originali del 1600.
Questa cittadina dal piccolo porticciolo turistico è una buona base per iniziare ad esplorare il Finstére e conserva un certo fascino grazie alla sua posizione fra i colli, l’essere tagliata in due dal fiume e l’immenso viadotto in granito che la sovrasta. Salgo fino ai resti del castello di cui resta ben poco, ma dal quale, però, si gode di un panorama completo sulla città. Soprattutto la città vecchia merita una visita per le sue stradine medievali e le chiese gotiche.

Lasciamo Morlaix, ma rimaniamo nei dintorni perchè questa zona è caratterizzata dai numerosi"calvari" ed "enclos paroissiaux". I primi sono rappresentazioni scultoree della passione di Cristo, mentre i secondi sono una sorta di recinto al cui interno solitamente c'è un calvario, una cappella e la chiesa parrocchiale, come se il complesso fosse una entità a parte dal resto della cittadina. Forse tetro come ambientazione anche perchè in quella zona della Bretragna piove spesso e la pietra usata è grigia, ma sicuramente complessi parrocchiali dal grande fascino.

Ritorniamo verso la costa e puntiamo a Roscoff, costruito sulla punta di una penisola che guarda l'ile-de-Batz di fronte e a pochi minuti di battello. A Roscoff, nell'abitato, si può ammirare la chiesa gotica di Notre-Dame-de-Kroaz-Baz con un bel campanile eretto in età rinascimentale (XVI secolo).

La visita a Roscoff dura poco, perchè siamo in ritardo sulla tabella di marcia e puntiamo, senza indugio, verso Pointe-Saint-Mathieu, il punto più occidentale della Francia. Arriviamo poco prima del tramonto, giusto in tempo per sistemarci in albergo, a due passi dal faro, ed andare a gustarci lo spettacolo del faro costruito a ridosso dei resti della abbazia di Saint-Mathieu, il tutto sulla parte più alta della scogliera che punta lo sguardo verso l'Oceano. Il tramonto è spettacolare col sole che si tuffa in mare e l'abbazia lì vicino. Falesie a strapiombo battute dal vento e dal mare, un faro imponente che veglia sulle rovine di un'antica abbazia... qui, il fascino è di casa! La Pointe Saint-Mathieu sembra un concentrato di Bretagna. A due passi, il porto di Le Conquet permette di raggiungere l'Ile Ouessant e l’Ile Molène. Ed è proprio al porto che ceniamo in un ristorante caratteristico con cibi bretoni e sidro.


15 settembre 2009

da Pointe Saint Mathieu a Brest e poi giù fino alla punta successiva e poi ancora la successiva che è Cape du Raz (forte corrente), ancora un'altra punta, Pointe de Penhir, con bunker guerra e forte vento (gatto in camper).

La mattina, con molto dispiacere, lasciamo questo splendido posto che ci rimarrà nel cuore. La giornata odierna prevede la visita alle tre punte: la punta di Saint-Mathieu che lasciamo, la Pointe-de-Pen-Hir sulla penisola di Crozon e la stupenda Pointe du Raz. Lasciando alle spalle Saint-Mathieu arriviamo a Brest pensando di trovare una città caratteristica, ma la guerra è stata molto pesante per tutta la zona ed infatti Brest è diventata una città moderna. Facciamo un giro veloce, vorremmo visitare l'Oceanopolis, ma i tempi stabiliti non ce lo permettono.
Arriviamo alla punta della penisola di Crozon, a Pointe-de-Pen-Hir. Anche qui grande spettacolo della natura e resti della guerra, bunker e fortini. Nota di colore: tra i camper parcheggiati ne notiamo uno in particolare. Sul cruscotto c'è un gatto-viaggiatore che sembra abituato ad andare in giro in quel modo.

Ancora più spettacolare è la terza punta, Pointe-du-Raz. Qui si lascia la macchina al parcheggio gratuito del centro visitatori e si percorre un sentiero lungo la costa, sulla falesia, fino alla punta superando il radiofaro ed arrivando a vedere il vecchio faro costruito su un piccolo sperone di roccia isolato nel mare. Chissà come hanno fatto a costruirlo proprio lì ?

Le ripide scogliere si ergono sino a 72 metri sul mare e il panorama del luogo è stato celebrato da vari autori quali Gustave Flaubert e Victor Hugo. Una statua intitolata a Notre-Dame-des-Naufrages ("Nostra Signora dei Naufragi"), posta in loco nel 1904, rammenta ai naviganti la pericolosità di questo tratto di mare. E non è un caso, infatti qui le correnti sono fortissime, tanto che increspano il mare rendendolo schiumoso e sembra che ci sia un fiume in piena. La gente del posto dice che è un tratto di costa molto pericoloso, ma anche molto pescoso. Noi ci fidiamo e non sperimentiamo.
Alla sera arriviamo al nostro B&B, il Rue-des-Albatros, che ha un'unica stanza per gli ospiti, bellissima, moderna, con entrata indipendente da una terrazza. La sera la signora ci prepara una cena deliziosa servita in un ambiente realizzato da un architetto e che non ha niente da invidiare ai moderni alberghi minimalisti.


16 settembre 2009


B&B Rue des Albatros (prima notte e cena), PORT AVEN (GAUGUIN), costa e altri paesini, LOCRONAN con pioggia

La mattina ci svegliamo col freddo e con la nebbia. La giornata non promette niente di buono, ma noi andiamo fiduciosi. Ci dirigiamo a Port-Aven, un paesino di mulini ad acqua dove ha soggiornato Gauguin per alcuni mesi e dove ha dipinto più vedute di questo caratteristico paesino su un torrente.
La giornata poi prosegue girovagando per altri paesini caratteristici sulla costa ed all'interno, fino ad arrivare a Locronan, cittadina che si è fermata al '600. Infatti qui vi hanno girato numerosi film storici.
Nel centro alcuni edifici cinquecenteschi e seicenteschi si raggruppano attorno alla piazza, su cui si affaccia anche una chiesa gotica del XV secolo. All'interno dell'edificio si può ammirare una suggestiva Pietà, interamente scolpita in pietra (XVI secolo). Locronan è un piccolo borgo-museo puramente bretone, che deve la sua notorietà anche alla buona conservazione dell'antico centro con le sue case medievali tutte in granito. Dal 1469 fino al '600 fu un ricchissimo centro di manifatture tessili. Le tele di lino di Locronan erano considerate le più fini e resistenti di tutta la regione e già nel 1500 venivano esportate in tutta Europa. Locronan è classificato come "uno dei più bei villaggi di Francia".
Purtroppo la pioggia ha disturbato la nostra visita e quindi decidiamo di ritornarci in giorno dopo.


17 settembre 2009


ancora LOCRONAN (senza pioggia) poi giù a CONCARNEAU (MICAMAC), B&B Rue des Albatros (cena di pesce e seconda notte)

La mattina in tempo è più clemente e quindi torniamo a Locronan, che visitiamo con più tranquillità e con la possibilità di fare foto e filmati senza problemi meteo.
Torniamo verso la costa e verso Sud ed arriviamo a Concarneau, una città con centro storico in una fortezza-isola che esternamente risulta molto affascinante. Ci avviciniamo alla porta della fortezza e siamo accolti da una musica bretone. Meglio di così non si può pretendere. Entriamo dalla porta della città e siamo sorpresi dal gruppo musicale. Sono i Micamac che io non conoscevo, ma pare che siano un gruppo piuttosto noto per la musica bretone. Rimaniamo estasiati ad ascoltarli per un po' e poi visitiamo l'interno della città-fortezza. Una delusione unica. Tutto sembra fatto per i turisti e c'è ben poco di affascinante. Facciamo un giro e poi ce ne andiamo.


18 settembre 2009


Dopo aver dormito presso lo spartano ma pulito B&B a Chêne de Nevez, riprendiamo a spostarci in direzione Sud. Lasciamo il Finistère ed entriamo nel dipartimento del Morbihan, che in Bretone significa piccolo mare, ed arriviamo alla penisola di Quiberon. All'inizio della penisola si trova il sito megalitico di Carnac, dove si trovano sia allineamenti di menhir (singole pietre verticali), sia dolmen (tre pietre, due verticali ed una orizzontale come architrave).

Entrando nella penisola ed arrivando al punto più stretto, di pochi metri di larghezza, vediamo che approfittando della bassa marea un esercito di pescatori ricoprono la sabbia scoperta dalla marea e raccolgono vongole. Lo spettacolo è impressionate, perchè i percatori sono moltissimi e si distribuiscono su alcuni km di costa. Ne approfittiamo per fare alcune foto ed alcune riprese video.
Proseguiamo sulla penisola, passiamo alcuni paesini ed arriviamo alla punta nella cittadina che dà il nome alla penisola. Ci godiamo lo spettacolo lungo la strada che costeggia il mare. Ci fermiamo ed io provo a mangiarmi una ostrica colta nell'acqua bassa approfittando della bassa marea.
Poco più in là è d'obbligo scattare qualche foto al castello sul mare, costruito su una penisoletta. E' il castello di Turpault, non visitabile, ed è l’emblema della penisola di Quiberon, ma nonostante torrette e merli non è una costruzione medievale, ma una fantasia costruita nel 1904 da un ricco industriale. Tornando e lasciando alle spalle Quiberon, percorriamo la strada costiera, sempre sulla penisola, ed è davvero spettacolare il paesaggio che si svolge davanti a noi. Anche qui foto e video sono obbligatorie.

Lasciamo la penisola di Quiberon e puntiamo il navigatore sulla città di Vannes dove arriviamo al tardo pomeriggio e dove passeremo la notte. La città storica è racchiusa da alte mura medievali e, arrivando dal porto, si entra in città attraverso una delle porte antiche. Il centro è molto affascinante ed è pieno di case a graticcio dei secoli XV e XVI. E' interessante sapere che gli abitanti di Vannes si chiamano Vannetais e più di qualcuno ritiene che in questo nome ci sia l'origine dei fondatori di provenienza dal Veneto. Altra indicazione che sia questa l'origine è anche il nome di una via, la rue des Venètes, via dei Veneti.

Assolutemente d'obbligo passeggiare tra le stradine del centro storico di sera. L'atmosfera "magica" che si respira è quasi indescrivibile ed anche l'illuminazione esterna alle mura contribuisce ad aumentare il fascino di questa città collocata al fondo del grande golfo di Morbihan, piccolo mare, appunto.

 



19 settembre 2009


L'indomani mattina lasciamo Vannes e torniamo verso Nord con destinazione finale Mont Saint Michel. Lungo la strada facciamo una piccola deviazione per la cittadina di Josslin per vedere quel che resta del grande castello lungo il fiume. Facciamo un giro tra le strade in mezzo alle bancarelle del mercato fra le case a graticcio e poi riprendiamo la strada per Dinan, una città che in buona parte è rimasta medievale. Anche qui l'atmosfera è di altri tempi in cui i ritmi della vita erano più tranquilli.

Col tempo limitato la giriamo soprattutto nella parte più antica e fin giù al vecchio porto fluviale. Scendendo verso il porto, passata la porta della città sovrastata dal torrione, incontriamo dei figuranti in costume medievale e visitiamo la ricostruzione di una casa normanna con tutti gli arredi nello stile medievale che ci fanno capire come si viveva allora.

Giù mal porto antico è d'obbligo almeno una sosta in una boulangerie. Rifocillati, risaliamo verso la parte alta della città.


Arriviamo in cima e passiamo sotto all'antica e massiccia torre da cui si domina tutta la città.

Riprendiamo la macchina ed andiamo verso la nostra metà finale, Mont Saint Michel. Lasciamo le valige all'albergo (che avrebbe bisogno di molti restauri !) ed andiamo a goderci lo spettacolo.

Abbiamo programmato il viaggio in modo da arrivare qui proprio il giorno della massima marea ed infatti lo spettacolo non ci delude.
Lasciamo la macchina in un parcheggio prima della strada sospesa che arriva al Mont e ci dirigiamo a piedi percorrendo i 2 km di avvicinamento che ci permettono di goderci lo spettacolo della baia ancora senza acqua, con la sabbia scoperta e la gente che ci cammina tranquillamente. Arriviamo dunque sotto le mura del borgo e dell'abbazia e comincia lo spettacolo. La marea pian piano risale la baia finchè, all'ora stabilita, si forma un'onda di marea. Non è certo uno tsunami, ma l'onda si vede bene. Ora il mare corre a 12 km/h e risale la foce del fiume Couesnon. In pochissimo tempo, qualche minuto, tutta la sabbia che era scoperta viene sommersa dall'acqua del mare e Mont Saint Michel torna ad essere un'isola, raggiungibile ora solo dalla strada sopraelevata. Scende la sera e scende anche la pioggia che ci ha rovinato il finale dello spettacolo. Si accendono le luci sul borgo ed il fascino continua con un'altra "veste". Alla fine abbiamo scattato un bel po' di foto e fatto un bel po' di video, onda di marea compresa.
Passeggiamo un po' nel borgo, ceniamo e torniamo al nostro albergo. Una bella doccia e poi a nanna, perchè domattina presto c'è una replica dello spettacolo.

 



20 settembre 2009


Ore 6.30: la sveglia suona mentre fuori è ancora buio.
Nonostante le facce da coma profondo, ci alziamo e prima delle 7 siamo pronti per la replica dello spettacolo di ieri sera. Non siamo soli, anzi, parecchia gente è lì che attende come noi. La temperatura è piuttosto fresca e c'è un venticello intenso e fastidioso, ma ne vale la pena. Appena comincia l'alba e si comincia a vedere meglio i contorni delle cose tutto intorno a noi, inizia anche la risalita della marea. Il mare poco a poco copre i parcheggi vuoti fino a sommergerli con quasi 2 metri d'acqua. La luce ora è quella della domenica mattina e si sentono anche le campane dell'abbazia che chiamano per la messa.


Abbiamo fatto il bis e l'alzataccia ne è valsa la pena.
Entriamo nel borgo e passeggiamo avanti ed indietro tra le stradine deserte. Ancora poco e le stradine saranno piene come al mercato, ma per ora Mont Saint Michel è tutto nostro e riusciamo a fare alcune foto che altrimenti, in altri orari, sarebbe impossibile fare. Saliamo anche sui bastioni e sui giri di ronda. Lo spettacolo è unico. Tutti dovrebbero vederlo almeno una volta nella vita e la descrizione, per quanto possa essere dettagliata, non è confrontabile con ciò che si vede coi propri occhi.

Siamo soddisfatti. Lasciamo il Mont e ci fermiamo a far colazione poco distante dove ancora si vede il borgo. Facciamo un giro in un market per vedere di acquistare qualcosa e troviamo un libro fotografico ed una giuda storica.
Sono ormai le 10 passate e dobbiamo partire.
Ci fermiamo ancora lungo la strada per fare altre foto con il Mont sullo sfondo e già un po' avvolto dalla foschia per la lontananza. Vorremmo rimanere ancora, ma non possiamo. Partiamo ma lasciamo qui in po' del nostro cuore. Ci aspetta un lungo trasferimento, passando per Rouen, capoluogo della Normandia, e fino a Beauvais per riprende l'aereo. Arriviamo prima del previsto e così approfittiamo per rivedere la cattedrale incompiuta di Saint Pierre in centro a Beauvais. Poi andiamo in aeroporto per tornare in Italia. Credo che dovremo tornare qui ancora una volta e sarà sempre con molto piacere.



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